ASMA: una malattia da non trascurare

 

Mariangela Tosca, Roberta Olcese

Centro Allergologia

Ist. G. Gaslini

Genova

 

L’asma è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree ed è molto comune nella fascia pediatrica. In Italia riguarda circa il 12% dei bambini e il 15% degli adolescenti, ma tali percentuali sono probabilmente sottostimate, in quanto gli studi più recenti riportano un incremento dell’asma nella popolazione generale ed in diversi paesi nel mondo.

 

L’asma è caratterizzata da sintomi variabili nel tempo e in intensità, quali respiro sibilante, affanno, tosse e talvolta senso di “oppressione al petto” ed è caratterizzata principalmente da una limitazione del flusso aereo nelle vie respiratorie. I sintomi sono spesso scatenati dall’attività fisica, dall’esposizione ad allergeni inalanti, ma anche da sostanze irritanti, cambiamenti climatici ed anche dalle infezioni virali respiratorie.

 

I sintomi sono dovuti alla bronco-costrizione, meccanismo legato alla riduzione del calibro bronchiale per contrazione dei muscoli lisci bronchiali, inspessimento delle pareti bronchiali dovuto a processi infiammatori, ma anche all’ iperproduzione di muco.

In una prima fase tale condizione può risolversi spontaneamente o in risposta al trattamento con farmaci broncodilatatori (come il salbutamolo) e i corticosteroidi  per via inalatoria, ma in altri casi l’infiammazione cronica delle vie aeree, soprattutto se di lunga durata, conduce a processi di fibrosi e rimodellamento bronchiale che diventano irreversibili nel tempo e per tale motivo la sintomatologia non va assolutamente trascurata.

I sintomi possono essere assenti per settimane o mesi, per poi ripresentarsi improvvisamente in seguito a vari stimoli, specifici come gli allergeni, ma anche aspecifici. E’ noto che anche i pazienti con asma lieve possono sperimentare riacutizzazioni asmatiche episodiche, ma talvolta gravi, anche a seguito di sforzo fisico o di infezione respiratoria, che possono essere potenzialmente pericolose per la vita oppure possono presentare sintomi frequenti, almeno alcune volte al mese o più volte alla settimana, che comportano un notevole peggioramento della qualità di vita, con limitazione dell’attività fisica e ricreativa, frequenti risvegli notturni, scarsa attenzione e minore rendimento lavorativo o scolastico.

 

L’asma è solitamente associata ad iperreattività delle vie aeree che può essere stimolata ed amplificata da stimoli quali gli inquinanti ambientali, il fumo, lo stress o addirittura fattori emotivi e psico-sociali, quali l’ansia e la depressione (anche nei genitori) e tale condizione è spesso correlata ad un maggior rischio di scarso controllo della malattia. L’infiammazione delle vie aeree, che è comunemente alla base dell’iperreattività bronchiale, può persistere anche quando i sintomi sono assenti o la funzione polmonare è normale, ma crea in maniera subdola la condizione per un possibile peggioramento anche acuto ed improvviso dei sintomi che, se individuata precocemente, può migliorare con un adeguato trattamento.

 

La diagnosi dell’asma si basa quindi prima di tutto sull’identificazione dei sintomi respiratori tipici come tosse, respiro “fischiante”, mancanza di fiato, senso di “peso” al petto, che possono presentarsi durante l’attività fisica, un’infezione respiratoria o anche a riposo e sono accompagnati da limitazione del flusso di aria “espirato”.

Osservare il tipo di sintomi è molto importante, poiché questi possono essere dovuti anche a malattie acute o croniche diverse dall’asma, che vanno sempre prese in considerazione ed escluse con una diagnosi accurata.

 

La spirometria, ovvero la misura della capacità respiratoria (dei flussi e dei volumi polmonari) è sicuramente il test più importante per fare diagnosi di asma e può essere eseguita a tutte le età ed anche nel bambino “collaborante” in genere a partire dai 5 anni. Tale esame deve essere accompagnato dal test di broncodilatazione, che prevede la somministrazione di un farmaco broncodilatatore, dopo la spirometria “basale”, per valutare l’eventuale miglioramento dei valori dopo 15’ dalla somministrazione del farmaco broncodilatatore.

 

Le prove di funzionalità respiratoria vanno inoltre ripetute nel tempo, per valutare l’andamento dei sintomi asmatici, per monitorare l’efficacia della terapia prescritta o per prevedere il rischio di riacutizzazioni.  L’asma scarsamente controllata, ad esempio a causa di una terapia non adeguata, scarsa aderenza al trattamento prescritto o per la presenza di altre patologie concomitanti, è associata a una maggiore variabilità della funzionalità respiratoria rispetto all’asma ben controllata.

Purtroppo in studi recenti condotti in Italia e anche nella fascia pediatrica, solo il 50% dei soggetti risulta avere un quadro di asma ben controllata, ma il restante 50% presenta sintomi non controllati  o solo scarsamente controllati e quindi potenzialmente pericolosi.

 

Gli obiettivi a lungo termine della gestione dell’asma sono quelli di ottenere un buon controllo della malattia e ridurre al minimo il rischio di riacutizzazioni asmatiche gravi, per effetto di una condizione infiammatoria trascurata o un processo di rimodellamento bronchiale con riduzione persistente e cronica del flusso aereo.

 

Per raggiungere un buon controllo dell’asma, oltre ad un trattamento farmacologico adeguato, occorre un uso ottimale di strategie anche non farmacologiche quali l’educazione dei pazienti all’autogestione delle terapie in caso di peggioramento dei sintomi e il corretto utilizzo dei dispositivi quali i distanziatori, il controllo ambientale degli allergeni e l’ allontanamento dal fumo.

 

La gran parte dei pazienti nella fascia di età compresa tra i 5 ed i 18 anni presenta un’asma intermittente o persistente lieve, ovvero una condizione che può essere controllata con l’utilizzo di broncodilatatori a rapida azione (SABA) o a lunga durata d’azione (LABA), associati ai corticosteroidi inalatori (ICS) a basse o medie dosi. Questi ultimi rappresentano il cardine della terapia e vanno somministrati ad un dosaggio adeguato, il più basso possibile, ma in grado di controllare adeguatamente i sintomi e al contempo prevenire i possibili effetti collaterali del trattamento.

 

Ricordiamo che il cardine della terapia durante la fase acuta dell’asma è il broncodilatatore a rapida azione, quale il salbutamolo, un farmaco salvavita, che va somministrato nelle modalità indicate dalle Linee Guida, ma recentemente il documento GINA (Global INitiative for Asthma), raccomanda e sottolinea la somministrazione anche di un farmaco cortisonico a basso dosaggio, ogni volta che venga utilizzato un broncodilatatore, in quanto solo i farmaci cortisonici sono in grado di contrastare e curare adeguatamente l’infiammazione delle vie aeree. Ricordiamo che i cortisonici somministrati per via inalatoria e ad un dosaggio adeguato rappresentano un caposaldo nella terapia dell’asma, anche in quella intermittente o lieve persistente, anche in età pediatrica.

 

Va infine sottolineato che l’asma grave, definita tale quando non risponde al trattamento combinato di più farmaci e/o richiede la somministrazione di cortisonici per via orale, e quando sono state escluse altre patologie concomitanti, può interessante anche la fascia pediatrica.

Pur rappresentando una condizione piuttosto rara nel bambino e nell’adolescente (non più del 2-3% dei casi globali osservati), l’asma moderato-grave richiede una particolare attenzione, proprio per la cronicità e pericolosità di tale manifestazione.

 

È cruciale pertanto un’individuazione e una diagnosi precoce dei casi per avviare subito un trattamento adeguato e “personalizzato” in base alle caratteristiche del soggetto e alla gravità della malattia, con la somministrazione di broncodilatatori e cortisonici e, se necessario, anche di farmaci biologici, che rappresentano l’ultima frontiera nella terapia dell’asma grave.

 

[Foto di Alexandr Podvalny da Pexels]